Mario Magherini, pittore di consolidata notorietà, gode di due innati privilegi. Essere, lui oggi sessantenne, di forte origine contadina; e l'essere toscano con quanto di senso della misura e della bellezza questa patria comporta.


Non un caso dunque che la sua pittura proponga felici paesaggi che rappresentano (quando non sceglie il mare per soggetto) le dolci colline di San Godenzo, di Rufina, di Pontassieve, pettinate di ulivi e trapunte di cipressi; paesaggi che hanno la esatta e prospettica armonia appunto del compasso estetico toscano.


Il grande apprezzamento anche internazionale della sua pittura (sue mostre da Monaco all'Australia) è stato conseguito come frutto di una lunga militanza e studio della pittura. Magherini disegnava da sempre. Un'antica fotografia lo ritrae già al cavalletto. appena diciottenne. Il precoce, fortunato incontro col maestro ceramista Gabriele Cinelli e poi il sodalizio col pittore Lanci furono sua scuola, ma un intimo e personale talento lo predisponeva a rappresentare la realtà che, agli inizi, fu soprattutto la figura e specie quella femminile (breve sosta, allora, alla fiorentina scuola di Nudo).


Immerso nel paesaggio toscano, dunque, poi meccanico molti anni nella Firenze carica d'arte, osservava col famelico occhio d'artista. E un suo innovativo e tutto personale, modo di dipingere. Stesure acriliche sul fondo, poi sul nero di base far emergere - con un processo inverso a quello consueto - i limpidi colori. Fra questi per anni, ben celebrato e noto il suo rosso, poi tradotto, con meditata maturazione critica ed ottica, in un giallo arancione che oggi è nota distintiva e subito riconoscibile della sua pittura. Dai primi del Duemila ecco comparire sulla tela visibili fiori variamente colorati dove spicca l'emblema ormai suo dei grandi girasoli. Sono questi i quadri che ne fanno oggi un pittore tanto apprezzato e richiesto.

Pier Francesco Listri


PROSSIME ESPOSIZIONI

  -  Follonica, Via Roma - Casello Idraulico     [dal 22 al 28 Luglio 2013]

  -  Marina di Grosseto, via Piave, 6      [dal 4 all' 11 Agosto 2013]

  -  Castiglione della Pescaia, via Vittorio Veneto - Ex Municipio     [dal 19 al 25 Agosto 2013]



PRECEDENTI ESPOSIZIONI

  -  Personale a Castiglione della Pescaia, via Vittorio Veneto - Ex municipio - 2012

  -  Personale a Marina Di Grosseto, via Piave 6 - sala consiliare - 2012

  -  Personale a Lido di Camaiore, Lungomare Europa, 41 - 2012

  -  Personale a Belém (BRASILE) - 2009

  -  Personale a Follonica via Roma - ultima nel 2009

  -  Personale a Firenze presso Palazzo Panciatichi (Consiglio regionale) "Luci e colori di terra toscana"

  -  Personale presso il minicipio di Castiglione della Pescaia - ultima nel 2003

  -  Personale a Marina di Grosseto - ultima nel 2009

  -  Personale presso il municipio di Grosseto - 1998 - 1999

  -  Esposizione presso Burleigh – Exibition the centre of italian - austalian Gold Coaster (AUSTRALIA) - 1993

  -  Personale presso Galleria Heseler a Monaco di Baviera (GERMANIA) - 1992

  -  Personale presso Incisa Valdarno (Firenze) - 1990

  -  Collettiva presso la “villa Poggio Reale” (Rufina - Firenze) - 1989

  -  Presso “Galleria Pontevecchio” con esposizione fissa (Firenze)


Si sono occupati di lui:

– La Nazione

– Eco d’arte

– Educations il giornale del mugello

– Il Galletto

– Il corriere di Maremma

– Lo spicciolo

– Toscana TV



La toscanità di un maestro fra due fiumi

Magherini è un pittore di cose toscane dipinte con incredibile toscanità.

Oggi in età matura; apprezzato per un più che trentennale lavoro documentato da tante felici mostre svolte anche all'estero; senza grandi scuole alle scuole ma cresciuto alla tradizione della grande pittura toscana, e soprattutto della suggestiva paesaggistica ottocentesca (dalla sua del tutto diversa) dei Macchiaioli; Magherini è appunto soprattutto un maestro del "suo" paesaggio, se pure dipinga anche con sfumata delicatezza incantevoli nature morte con fiori.

Il maestro, nativo della Valdisieve, vive a Pontassieve, splendida cittadina, alla confluenza appunto fra Arno e Sieve, fiumi che danno equorea e serena bellezza all'ondulato paesaggio cosparso di viti e olivi, giacché vino e olio sono prodotti leggendari di questa terra, prossima ma distinta dalla vicina Firenze, con cui divide l'antica nobile storia, ora anche fervida di artigiani e di industrie.

I quadri di questo maestro sono quasi sempre privi della figura umana: case e alberi sono - nelle sue tele - i veri volti e le braccia di questa terra, profondamente antropizzata perché natura e storia qui convivono da millenni.

Non è facile definire la toscanità, cioè quell'insieme di stile e indole che questo artista traduce poi nella trasfiguratrice rappresentazione pittorica.

Semplificando si può dire che toscanità è poesia dell'essenziale; armonia di proporzioni nello spazio (il più antico e maggior pittore il duecentesco Giotto, fu definito non a caso "Giotto spazioso"); realismo asciutto che rifiuta ogni orpello, ogni superflua decorazione; infine ricerca di una bellezza che sia esatto equilibrio di rapporti.

I bei paesaggi di Magherini rispondono ed esprimono tutto questo, ma hanno qualcosa in più. Sono anche magiche trasfigurazioni che danno, alla realtà rappresentata sulla tela, un incanto sospeso, una sorta di serena solennità laica del quotidiano. Sono cioè opere di poesia.

Alla quale concorre anche, va aggiunto, quella liquida luce di abile colorista che il maestro irrora e getta su questi paesaggi dipinti, dotandoli del silenzio incantato delle epifanie.

Entriamo nella sua cucina pittorica.

Si diceva la luce. Essa è la chiave della pittura di Magherini, luce che bagna ogni sua tela. Ma non è solo la luce del tempo atmosferico, - mattino o tramonto, - bensì paesaggi sospesi in un oltretempo che ferma le cose in una fissità poetica, li fa esemplari e indimenticati all'occhio dell'osservatore. Questa luce è molto originale perché fondata, per lo più, su pochi colori, il giallo e l'arancio che bagnano l'insieme e donano magia.

Ma su che cosa si posa questo algido nitore luminoso?

Paesaggi toscani s'è detto, ma non solo campagne, case, colline e cipressi. C'è anche una toscana di acqua che Magherini ama e dipinge spesso, guardata soprattutto dalle coste selvagge del mare maremmano. E le marine di questo pittore, sono perlopiù lunghe strisce orizzontali, alla maniera macchiaiola dei Fattori e dei Borrani, basse, lunghissime, rappresentate con cromie dense e brune. Ricordano, per rimanere in toscana, l'alta pittura del grande viareggino novecentesco Mario Marcucci. Come ci sono, infine nel bagaglio di questo artista non rare visioni cittadine, perlopiù una Firenze su cui spicca l'immensa cupola brunelleschiana della cattedrale. E la luce ha sempre questa magia evocatrice.

Ma è l'unicità irripetibile della campagna toscana che fascina il pittore che la dipinge, da decenni, in mille scorci e ne approfondisce la misteriosa originalità.

Questa campagna serba ab aeterno la sua naturale bellezza, ma da secoli è una bellezza ordinata e forgiata dalla mano dell'uomo. Lo spazio ripartito con rigore sui campi, i filari ordinati, la disposizione in collina delle case coloniche, formano una visione così armonica che la percezione visiva subito si trasforma in riposato e gratificante incanto. É questo che il nostro artista rappresenta e dipinge.

Osserviamo le sue tele. Due elementi si impongono : il visibilio dei fiori e la puntuta, elegante nerezza dei cipressi. Questi ultimi - che solo in toscana, com'è noto, non sono alberi cimiteriali - non sembrano in questa terra disseminati a caso. Qua dividono le proprietà dei campi, là accompagnano in fila i viali che portano alle ville, ora svettano a segnale a sommo di una collinetta. Il loro appuntito profilo somiglia alle ali di un compasso mentale che disegni geometrie sul paesaggio. É così che Magherini li dipinge. Ma, questo artista che ha a tratti grazie di miniaturista, rappresenta, ne i paesaggi, spesso una striscia in primo piano in basso di fiori folti e gremiti: è il modo per segnare le distanze per l'occhio di chi osserva fra il qui e l'orizzonte che si dispiega spesso lontano. La verzura, insomma, come siepe prospettica. E si osservi fiori di quanti tipi, folti e tutti con incredibile acribia dipinti (quasi il fiorito terreno su cui posa il piede la Primavera botticelliana), insieme per amore naturalistico, per verità di soggetto e in fine per semplice poesia pittorica. E fra tutti, a spiccare per una tutta sua cromatica predilezione, soprattutto i girasoli.

Per tutto questo Magherini è uno sperimentato alfiere di toscanità. La sua felice pittura è figlia di innocente semplicità, ma dà insieme la sintesi fedele e la chiave mitica di una terra che da duemila anni splende sulle tele di tanti geni pittorici.

Pier Francesco Listri


I colori della luce

La pittura di Mario Magherini si impone a poco a poco all’attenzione critica in modo inusuale. Infatti l’osservazione inizia dal particolare ancor prima che dall’insieme. Sono le piccole cose che catturano l’occhio per trasmettere sensazione di rilassata pacatezza.

Nella civiltà dai forti contrasti e smisurati consumi, Magherini si attarda a cogliere immagini agresti, particolari di piante e fiori avvolgendoli di colori pieni, con tinte cariche, quasi che gli ultimi aspetti di un modo in estinzione possano essere trattenuti in memoria più a lungo e con minor fatica.

Non è ammesso alcun paragone con scuole similari, l’Artista crea autonomamente dal dentro evocando sensazioni troppe volte percorse con alterne fortune: è un toscano e trasmete impressioni della sua terra con un senso di rispetto che rasenta l’amore; nei suoi paesaggi non figurano uomini, ma i casolari che delle storie degli uomini sono gelosi custodi; la pianta è il severo cipresso, albero di agresti confini e al tempo stesso allegoria del confine della vita.

Il sole illumina ma non appare, quasi a rassicurare da quei caldi tramonti con la promessa di nuove albe in un meccanismo che senza incepparsi, si ripropone da sempre.

Luciano Martelli

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